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    Laureata in Scienze Biologiche con PhD in Biologia Umana e Genetica Medica. Si è inoltre specializzata sia in Biochimica Clinica che in Genetica Medica.
    Docente di “Genetica Medica" presso l'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata".
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    La dr.ssa D'Ambrosio svolge la propria attività dal 1990.
    Collabora con importanti Studi Legali Associati ed è il referente per la Genetica Forense di diverse associazioni ONLUS
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    La dr.ssa D'Ambrosio è iscritta all'elenco ufficiale dei revisori CTU dell'Ordine Nazionale dei Biologi istituito con delibera n. 339 del 18 aprile 2019.
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Questo articolo nasce dalla esigenza di analizzare alcune situazioni particolari che si possono presentare, nell’ambito dell’accettazione al pronto soccorso, di una donna che ha subito violenza.

Può accadere ad esempio che una donna riguardo alla violenza subita, neghi l’accaduto  in primis proprio a se stessa.

Si può verificare infatti che la vittima arrivi in ospedale, dopo aver effettuato numerose docce in modo da rimuovere dolore, ricordi e purtroppo spesso anche prove, negando, a volte a causa di una momentanea rimozione di quei terribili frangenti dalla memoria.

Situazioni come queste complicano notevolmente il percorso da seguire.

È fondamentale in questi casi la capacità dell’interlocutore di intuire se esistono o meno verità non dette andando oltre il racconto, e cercando di aiutarla “a leggere dentro se stessa e a ricordare”.

La tempestività dell’intervento nei casi di violenza è essenziale sia per poter seguire i protocolli di prevenzione e di screening previsti, sia per ridurre la potenziale perdita nell’acquisizione dei campioni biologici quali saliva, liquido seminale etc. 

Rischiare di perdere un campione biologico certamente utile nelle indagini genetiche, per uno dei motivi sopradescritti, rappresenterebbe, a mio avviso, la “seconda violenza”.

  Il lavoro svolto dal Gruppo di Genetisti Forensi, nella stesura delle  Linee Guida per la repertazione di tracce biologiche per le analisi di Genetica Forense nel percorso assistenziale delle vittime di violenza sessuale e / o maltrattamento  si prefiggeva, tra gli altri, i seguenti obiettivi:

“- facilitare e standardizzare l’espletamento delle procedure e dei rilievi necessari;

- garantire la completa ottemperanza degli obblighi di legge in tema di maltrattamento e/o violenza sessuale;

- ottemperare agli obblighi di rilevamento delle prove e della catena di custodia, al fine di assicurare valenza probatoria delle fonti di prova, specie se accertamenti irripetibili;

- fornire anche un valido strumento per la formulazione di una diagnosi o di un sospetto diagnostico di violenza sessuale e/o maltrattamento, in particolare nei minori”.

 Le suddette Linee Guida sono state inserite nella  Linee guida nazionali per le Aziende sanitarie e ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne che subiscono violenza  che rappresentano un eccellente lavoro di gruppo, dove si fondono aspetti scientifici, terapeutici e psicologici.

Vi possiamo trovare importanti percorsi  su come aiutare la vittima costruendo un progetto personalizzato di sostegno e di ascolto per la fuoriuscita dalla esperienza di violenza subìta”.

 

 

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